entre las películas que he visto en este festival.
sin duda alguna, la que más me ha gustado es
"LUNTANO" de alessandra celessia.
se verá próximamente
en el Festival Internacional de Cine Mediterráneo de Montpellier
[del 26/ oct al 07/nov]
31.3.07
30.3.07
VIDEO LIBRARY
la organización del festival ha puesto
a disposición de todos los interesados
una libreria electrónica
[video library]
para poder conocer los proyectos presentados
en el work in progress.
[parece que hay que darse de alta.
en el peor de los casos,
yo puedo ofrecer mi login/password.]
para cualquier problema o sugerencia,
enviadme un comentario en la sección "comentarios"
o un mail a
cosecheaccadonofuoricampo@gmail.com
a disposición de todos los interesados
una libreria electrónica
[video library]
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en el work in progress.
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29.3.07
ALBA FILM FESTIVAL
desde hoy y hasta el próximo lunes día 2 de abril
estaré en el alba film festival.
estaré en el alba film festival.
28.3.07
27.3.07
PROBLEMAS CON LAS DESCARGAS DE PDFS
parece ser que hay ciertos problemas para descargar los pdfs de la pestaña de la derecha.
el servicio informático está trabajando para solventar los eventuales problemas.
como se suele decir,
DISCULPEN LAS MOLESTIAS
[ESTAMOS TRABAJANDO PARA USTED]
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DISCULPEN LAS MOLESTIAS
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26.3.07
YA ESTA LA VERSION INGLESA
en la pestaña de la derecha,
ya podéis descargar la versión inglesa del dossier.
a disfrutarla!
si encontrais algún error ortográfico o gramatical,
no dudeis en enviarme un correo electrónico a
cosecheaccadonofuoricampo@gmail.com
cualquier comentario, crítica [constructiva] o sugerencia será bienvenida.
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25.3.07
DOSSIER "COSE CHE ACCADONO [FUORI CAMPO]" EN PDF
ya está disponible el DOSSIER de COSE CHE ACCADONO [FUORI CAMPO] en formato PDF.
puedes descargarte el DOSSIER
en versión española
en versión italiana
en versión francesa
desde el siguiente link:
http://cosecheaccadonofuoricampo.googlepages.com/home
o clicando en
"dossier en pdf"
en la sección "enlaces" de este mismo blog.
y próximamente el DOSSIER estará disponible también
en versión inglesa
en versión catalana
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24.3.07
I SEGRETI DEL "MIRACOLO" ALBINOLEFFE
I SEGRETI DEL "MIRACOLO" ALBINOLEFFE
Giovani, tranquillità e connubio con gli oratori della Val Seriana: così i bergamaschi guardano lontano
Dopo tanti romantici déjà-vu, il Catanzaro si appresta ad affrontare nel secondo turno infrasettimanale del campionato un inedito assoluto. Per la prima volta i giallo-rossi incroceranno i guantoni con i bergamaschi dell’Albinoleffe. Una società giovane, nata dalla fusione nel 1998 di due squadre della Val Seriana: l’Albinese e il Leffe. Da sempre in orbita-Atalanta, le due società decisero sei anni fa di unire le forze per affrontare al meglio il campionato di serie C2, a cui entrambe avevano diritto a partecipare. Finì con una bella promozione al termine della finale play-off di Modena contro il Prato (1-0, gol di Di Sabato). L’allenatore era Piantoni, il presidente Zambaiti. L’anno successivo sarebbe iniziata l’era Andreoletti che ha portato l’Albinoleffe in serie B, al termine della stagione 2002-03 dopo un’entusiasmante doppia finale col Pisa (2-1 per i toscani all’andata; 4-2 dopo i supplementari per i bianco-azzurri, con gol decisivo di Fusi). Il condottiero della squadra era già l’attuale allenatore, Elio Gustinetti, bergamasco doc, con trascorsi sulle panchine dell’Albino, del Leffe e della primavera dell’Atalanta, prima di spiccare il volo verso Reggina, Empoli e Treviso. Un uomo preparato, serio, pacato. Proprio come la realtà-Albinoleffe, fatta di lavoro, sacrifici e collaborazione con gli oratori della Val Seriana che gestiscono un centinaio di scuole-calcio. Nasce qui la grande sorpresa di questo campionato.
LA SQUADRA – Gustinetti, confermato dopo la salvezza ottenuta nella scorsa stagione, ha sfruttato nel migliore dei modi l’amalgama della sua squadra per partire forte. In effetti la rosa dei bergamaschi è sostanzialmente invariata rispetto allo scorso anno. Persi Zoboli (ora al Brescia) e Biava (già partito a gennaio, destinazione Palermo), l’Albinoleffe riparte da un’ossatura collaudata. La rosa è composta quasi per tre quarti da giocatori bergamaschi, prodotti del vivaio o ragazzi che hanno trovato qui l’ambiente ideale per lavorare con serenità. In porta confermato il 23enne Acerbis. In difesa, invariato lo zoccolo duro, sono arrivati due ragazzi di grande prospettiva: dal Prato il ventenne Perico e dall’Avellino il 21enne centrale Di Cesare, cresciuto nel Chelsea. L’esperienza è garantita da Sonzogni, 36enne che ha vissuto la nascita dell’Albinoleffe, e Regonesi, scuola Atalanta con cui ha esordito in A nel 1996-97. A centrocampo la balia dei tanti giovani è Del Prato, travasato nella fusione dall’Albinese. Interessante il mediano Carobbio (già 2 gol in questo campionato) e l’ala Gori, scuola Empoli, che ha una presenza nella massima serie con la maglia dei toscani. Anche a centrocampo pochi acquisti, mirati a una linea verde che sembra dare i suoi frutti: dal Prato è arrivato Diamanti, dallo Spezia Previtali, anch’egli di scuola atalantina. L’attacco è ben fornito con l’eroe della promozione in B Bonazzi (17 gol in quella stagione), con Davide Possanzini (12 reti l’anno scorso), l’unico ad avere una consistente esperienza in A con la maglia della Reggina, con Testini, ex Arezzo, Perugia e Catania. Scalpitano in panchina il 21enne brasiliano Inacio, arrivato dal Pavia, e Araboni, importante ricambio con 3 presenze in A con la Reggiana a 18 anni. Sulla carta una squadra che a fatica dovrebbe salvarsi, ma supportata da un gioco ormai consolidato e da una fantastica intesa. L’ambiente tranquillo contribuisce a questo “miracolo”.
SUL CAMPO – L’Albinoleffe sta infatti stupendo tutti con una partenza a razzo: quattro vittorie nelle prime quattro partite. Due chiari successi in trasferta a Venezia (2-0) e a Pescara (3-1), altrettante vittorie casalinghe contro Modena (2-0) e Vicenza (2-1), prima del mezzo passo falso di Bari (1-1). La squadra di Gustinetti ha già segnato 10 gol, subendone solo 3, seconda solo allo strepitoso Torino. Il modulo è quello preferito da Gustinetti, un 4-4-2 con due esterni di centrocampo molto offensivi, ma che garantiscono un’adeguata copertura. La squadra titolare è stata sempre la stessa. Davanti ad Acerbis, giostrano Minelli e Sonzogni, con Teani e Regonesi sulle fasce. In mediana, Gori e Testini occupano le due fasce, mentre i centrali sono Del Prato e Carobbio. La coppia d’attacco è formata da Bonazzi e Possanzini. Per la sfida col Catanzaro, rispetto all’undici consueto dovrebbe mancare Bonazzi, uscito per infortunio contro il Bari. Diverse le opzioni per la sua sostituzione a disposizione di Gustinetti. Quella più semplice è l’inserimento di Inacio o di Diamanti, fantasista già in campo al “San Nicola”. In tal caso Possanzini agirebbe da prima punta. In alternativa potrebbe essere avanzato Testini con l’inserimento sulla fascia sinistra di Poloni.
Probabile formazione (4-4-2): Acerbis; Teani, Minelli, Sonzogni, Regonesi; Gori, Del Prato, Carobbio, Testini; Possanzini, Diamanti (Inacio).
I TIFOSI – Difficile parlare della tifoseria dell’Albinoleffe, squadra poco seguita a causa dell’ingombrante coabitazione con l’Atalanta. Pochi gli Ultras, travasati soprattutto dal Leffe, che avevano amicizie con Pro Sesto e Alessandria e rivalità con i tifosi del Lecco. Un migliaio gli abbonati, più o meno il doppio le presenze complessive medie. Troppo poche per un grande stadio come il vecchio “Comunale” di Bergamo, ora “Atleti Azzurri d’Italia”.
Ivan Pugliese
[LETTO A US-CATANZARO.NET]
Giovani, tranquillità e connubio con gli oratori della Val Seriana: così i bergamaschi guardano lontano
Dopo tanti romantici déjà-vu, il Catanzaro si appresta ad affrontare nel secondo turno infrasettimanale del campionato un inedito assoluto. Per la prima volta i giallo-rossi incroceranno i guantoni con i bergamaschi dell’Albinoleffe. Una società giovane, nata dalla fusione nel 1998 di due squadre della Val Seriana: l’Albinese e il Leffe. Da sempre in orbita-Atalanta, le due società decisero sei anni fa di unire le forze per affrontare al meglio il campionato di serie C2, a cui entrambe avevano diritto a partecipare. Finì con una bella promozione al termine della finale play-off di Modena contro il Prato (1-0, gol di Di Sabato). L’allenatore era Piantoni, il presidente Zambaiti. L’anno successivo sarebbe iniziata l’era Andreoletti che ha portato l’Albinoleffe in serie B, al termine della stagione 2002-03 dopo un’entusiasmante doppia finale col Pisa (2-1 per i toscani all’andata; 4-2 dopo i supplementari per i bianco-azzurri, con gol decisivo di Fusi). Il condottiero della squadra era già l’attuale allenatore, Elio Gustinetti, bergamasco doc, con trascorsi sulle panchine dell’Albino, del Leffe e della primavera dell’Atalanta, prima di spiccare il volo verso Reggina, Empoli e Treviso. Un uomo preparato, serio, pacato. Proprio come la realtà-Albinoleffe, fatta di lavoro, sacrifici e collaborazione con gli oratori della Val Seriana che gestiscono un centinaio di scuole-calcio. Nasce qui la grande sorpresa di questo campionato.
LA SQUADRA – Gustinetti, confermato dopo la salvezza ottenuta nella scorsa stagione, ha sfruttato nel migliore dei modi l’amalgama della sua squadra per partire forte. In effetti la rosa dei bergamaschi è sostanzialmente invariata rispetto allo scorso anno. Persi Zoboli (ora al Brescia) e Biava (già partito a gennaio, destinazione Palermo), l’Albinoleffe riparte da un’ossatura collaudata. La rosa è composta quasi per tre quarti da giocatori bergamaschi, prodotti del vivaio o ragazzi che hanno trovato qui l’ambiente ideale per lavorare con serenità. In porta confermato il 23enne Acerbis. In difesa, invariato lo zoccolo duro, sono arrivati due ragazzi di grande prospettiva: dal Prato il ventenne Perico e dall’Avellino il 21enne centrale Di Cesare, cresciuto nel Chelsea. L’esperienza è garantita da Sonzogni, 36enne che ha vissuto la nascita dell’Albinoleffe, e Regonesi, scuola Atalanta con cui ha esordito in A nel 1996-97. A centrocampo la balia dei tanti giovani è Del Prato, travasato nella fusione dall’Albinese. Interessante il mediano Carobbio (già 2 gol in questo campionato) e l’ala Gori, scuola Empoli, che ha una presenza nella massima serie con la maglia dei toscani. Anche a centrocampo pochi acquisti, mirati a una linea verde che sembra dare i suoi frutti: dal Prato è arrivato Diamanti, dallo Spezia Previtali, anch’egli di scuola atalantina. L’attacco è ben fornito con l’eroe della promozione in B Bonazzi (17 gol in quella stagione), con Davide Possanzini (12 reti l’anno scorso), l’unico ad avere una consistente esperienza in A con la maglia della Reggina, con Testini, ex Arezzo, Perugia e Catania. Scalpitano in panchina il 21enne brasiliano Inacio, arrivato dal Pavia, e Araboni, importante ricambio con 3 presenze in A con la Reggiana a 18 anni. Sulla carta una squadra che a fatica dovrebbe salvarsi, ma supportata da un gioco ormai consolidato e da una fantastica intesa. L’ambiente tranquillo contribuisce a questo “miracolo”.
SUL CAMPO – L’Albinoleffe sta infatti stupendo tutti con una partenza a razzo: quattro vittorie nelle prime quattro partite. Due chiari successi in trasferta a Venezia (2-0) e a Pescara (3-1), altrettante vittorie casalinghe contro Modena (2-0) e Vicenza (2-1), prima del mezzo passo falso di Bari (1-1). La squadra di Gustinetti ha già segnato 10 gol, subendone solo 3, seconda solo allo strepitoso Torino. Il modulo è quello preferito da Gustinetti, un 4-4-2 con due esterni di centrocampo molto offensivi, ma che garantiscono un’adeguata copertura. La squadra titolare è stata sempre la stessa. Davanti ad Acerbis, giostrano Minelli e Sonzogni, con Teani e Regonesi sulle fasce. In mediana, Gori e Testini occupano le due fasce, mentre i centrali sono Del Prato e Carobbio. La coppia d’attacco è formata da Bonazzi e Possanzini. Per la sfida col Catanzaro, rispetto all’undici consueto dovrebbe mancare Bonazzi, uscito per infortunio contro il Bari. Diverse le opzioni per la sua sostituzione a disposizione di Gustinetti. Quella più semplice è l’inserimento di Inacio o di Diamanti, fantasista già in campo al “San Nicola”. In tal caso Possanzini agirebbe da prima punta. In alternativa potrebbe essere avanzato Testini con l’inserimento sulla fascia sinistra di Poloni.
Probabile formazione (4-4-2): Acerbis; Teani, Minelli, Sonzogni, Regonesi; Gori, Del Prato, Carobbio, Testini; Possanzini, Diamanti (Inacio).
I TIFOSI – Difficile parlare della tifoseria dell’Albinoleffe, squadra poco seguita a causa dell’ingombrante coabitazione con l’Atalanta. Pochi gli Ultras, travasati soprattutto dal Leffe, che avevano amicizie con Pro Sesto e Alessandria e rivalità con i tifosi del Lecco. Un migliaio gli abbonati, più o meno il doppio le presenze complessive medie. Troppo poche per un grande stadio come il vecchio “Comunale” di Bergamo, ora “Atleti Azzurri d’Italia”.
Ivan Pugliese
[LETTO A US-CATANZARO.NET]
23.3.07
ALBINOLEFFE: LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO
ALBINOLEFFE: LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO
La bellezza ed il fascino del calcio stanno sicuramente anche nella possibilità che in uno sport sempre più show business vi sia spazio ancora per favole come quella dell’Albinoleffe, vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro del ricco campionato di B.
La società della Val Seriana fondata nel 1998 a seguito della fusione tra l’Albinese ed il Leffe è approdata infatti al termine dello scorso anno in cadetteria costituendo una sorta di unicum del torneo. Il sodalizio del presidente Andreoletti (costui detiene peraltro appena il 20% delle quote societarie), ricco imprenditore nel settore delle materie plastiche, ha un fatturato di appena un milione e settecentomila euro e sino allo scorso anno aveva imposto ad i suoi tesserati un tetto massimo per gli stipendi di 65000 euro superato, ma non disintegrato, in questa stagione. Curiosa la disfida extracalcistica dei due centri da cui ha origine la squadra: da un lato i Radici di Leffe, imprenditori tessili, dall’altra gli Honegger (già proprietari dell’Atalanta) e gli Albini di Albino, rivalità oggi talmente superata da fare paventare (è un’idea del sindaco di Leffe Mario Cugini) la realizzazione di un grande coalizione valligiana per costituire un unico team tra le squadre della zona. Il rapporto trai due centri è gestito con equanimità: la sede societaria è ad Albino (il centro più grande con 16000 abitanti) lo stadio, il “Martinelli”, si trova invece a Leffe (centro di poco più di 5000 abitanti) dove la squadra peraltro si allena. Le gare casalinghe vengono naturalmente disputate al “Comunale” di Bergamo stante la scarsa capienza, appena 2500 posti a sedere, del minuto impianto leffese.
Una curiosità riguarda lo statuto dell’U. S. Albinoleffe: il terzo punto dello stesso afferma che la società si ritiene “al servizio” dell’Atalanta salvo poi, per le stranezze del calcio, doverla affrontare in un torneo ufficiale (il derby ha già arriso agli uomini di Mandorlini che si sono imposti per 2 a 1 il 14 settembre).
La squadra del confermato Gustinetti (per la sua sostituzione in estate si era parlato anche di Mutti, che è di Trescore Balneario, di Frosio e di Claudio Foscarini) presenta la particolarità
di essere composta in larga parte da atleti autoctoni: i soli Araboni, Gori, Gorini, Possanzini, Mario Morfeo, Espinal e Gorzegno sono nati al di fuori della Lombardia mentre ben quattordici componenti la rosa sono nativi di Bergamo e della sua provincia. Alla base di tale scelta non vi è naturalmente alcuna ragione politica (leggi Atletico Bilbao) quanto piuttosto una ovvia ragione di opportunità: come potrebbe una società così piccola permettersi osservatori, per esempio, del mercato estero? L’unica turbolenza estiva interna di quest’isola felice ha riguardato la vicenda contrattuale di Raimondi, Teani ed Araboni, tutti e tre con il contratto in scadenza nel 2004 ed esclusi da un’amichevole estiva (contro il Monza) proprio per una discussione sui termini economici del rinnovo. Il d.s. Spagnolo con perizia ha poi risolta la questione con la conferma dei tre.
Sul piano squisitamente tecnico il team della valle gode del vantaggio di non essere mutato molto rispetto alla passata stagione (davvero clamorosa l’affermazione in finale di play-off sul favorito Pisa di Simonelli) e di affidarsi pertanto su di un impianto già collaudato. Il modulo adottato da Gustinetti è un
ordinato 4-4-2 che ha in Acerbis (portiere dell’81 cercato insistentemente dalla Ternana quest’estate), nel ventiquattrenne terzino sinistro Regonesi (ex promessa dell’Atalanta tornato in auge in provincia), nel talentuoso esterno Gorzegno (già alla Torres e nato calcisticamente alla Juventus) e nella stella Possanzini (l’ex del Catania ha accettato un notevole taglio all’ingaggio pur di giocare nella squadra bergamasca) i propri punti di forza. E’ probabile, a proposito di formazione, che l’ex attaccante della Reggina non sarà disponibile per la gara contro il Catania di sabato ed in tal caso verrebbe sostituito dall’ex atletista Bonazzi. A centrocampo sussiste un ballottaggio tra Carobbio, qualche problema fisico recente per lui, e Mirco Poloni.
In casa sinora gli atleti della Val Seriana hanno pareggiato con Livorno (per uno ad uno) e Venezia (0 a 0) superando la Fiorentina per uno a zero (una sorta di Davide contro Golia..) ed uscendo battuti nell’incontro contro la Ternana (gli umbri si sono imposti per 2 a 1).
Cannoniere della squadra è Possanzini con tre reti, a due segnature si trovano Araboni e Gorzegno.
Probabile formazione (4-4-2): Acerbis; Garlini, Biava, Sonzogni, Regonesi; Raimondi, Carobbio, Del Prato, Gorzegno; Bonazzi, Araboni. All. Gustinetti.
[LETTO A CATANIA CHANNEL]
La bellezza ed il fascino del calcio stanno sicuramente anche nella possibilità che in uno sport sempre più show business vi sia spazio ancora per favole come quella dell’Albinoleffe, vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro del ricco campionato di B.
La società della Val Seriana fondata nel 1998 a seguito della fusione tra l’Albinese ed il Leffe è approdata infatti al termine dello scorso anno in cadetteria costituendo una sorta di unicum del torneo. Il sodalizio del presidente Andreoletti (costui detiene peraltro appena il 20% delle quote societarie), ricco imprenditore nel settore delle materie plastiche, ha un fatturato di appena un milione e settecentomila euro e sino allo scorso anno aveva imposto ad i suoi tesserati un tetto massimo per gli stipendi di 65000 euro superato, ma non disintegrato, in questa stagione. Curiosa la disfida extracalcistica dei due centri da cui ha origine la squadra: da un lato i Radici di Leffe, imprenditori tessili, dall’altra gli Honegger (già proprietari dell’Atalanta) e gli Albini di Albino, rivalità oggi talmente superata da fare paventare (è un’idea del sindaco di Leffe Mario Cugini) la realizzazione di un grande coalizione valligiana per costituire un unico team tra le squadre della zona. Il rapporto trai due centri è gestito con equanimità: la sede societaria è ad Albino (il centro più grande con 16000 abitanti) lo stadio, il “Martinelli”, si trova invece a Leffe (centro di poco più di 5000 abitanti) dove la squadra peraltro si allena. Le gare casalinghe vengono naturalmente disputate al “Comunale” di Bergamo stante la scarsa capienza, appena 2500 posti a sedere, del minuto impianto leffese.
Una curiosità riguarda lo statuto dell’U. S. Albinoleffe: il terzo punto dello stesso afferma che la società si ritiene “al servizio” dell’Atalanta salvo poi, per le stranezze del calcio, doverla affrontare in un torneo ufficiale (il derby ha già arriso agli uomini di Mandorlini che si sono imposti per 2 a 1 il 14 settembre).
La squadra del confermato Gustinetti (per la sua sostituzione in estate si era parlato anche di Mutti, che è di Trescore Balneario, di Frosio e di Claudio Foscarini) presenta la particolarità
di essere composta in larga parte da atleti autoctoni: i soli Araboni, Gori, Gorini, Possanzini, Mario Morfeo, Espinal e Gorzegno sono nati al di fuori della Lombardia mentre ben quattordici componenti la rosa sono nativi di Bergamo e della sua provincia. Alla base di tale scelta non vi è naturalmente alcuna ragione politica (leggi Atletico Bilbao) quanto piuttosto una ovvia ragione di opportunità: come potrebbe una società così piccola permettersi osservatori, per esempio, del mercato estero? L’unica turbolenza estiva interna di quest’isola felice ha riguardato la vicenda contrattuale di Raimondi, Teani ed Araboni, tutti e tre con il contratto in scadenza nel 2004 ed esclusi da un’amichevole estiva (contro il Monza) proprio per una discussione sui termini economici del rinnovo. Il d.s. Spagnolo con perizia ha poi risolta la questione con la conferma dei tre.
Sul piano squisitamente tecnico il team della valle gode del vantaggio di non essere mutato molto rispetto alla passata stagione (davvero clamorosa l’affermazione in finale di play-off sul favorito Pisa di Simonelli) e di affidarsi pertanto su di un impianto già collaudato. Il modulo adottato da Gustinetti è un
ordinato 4-4-2 che ha in Acerbis (portiere dell’81 cercato insistentemente dalla Ternana quest’estate), nel ventiquattrenne terzino sinistro Regonesi (ex promessa dell’Atalanta tornato in auge in provincia), nel talentuoso esterno Gorzegno (già alla Torres e nato calcisticamente alla Juventus) e nella stella Possanzini (l’ex del Catania ha accettato un notevole taglio all’ingaggio pur di giocare nella squadra bergamasca) i propri punti di forza. E’ probabile, a proposito di formazione, che l’ex attaccante della Reggina non sarà disponibile per la gara contro il Catania di sabato ed in tal caso verrebbe sostituito dall’ex atletista Bonazzi. A centrocampo sussiste un ballottaggio tra Carobbio, qualche problema fisico recente per lui, e Mirco Poloni.
In casa sinora gli atleti della Val Seriana hanno pareggiato con Livorno (per uno ad uno) e Venezia (0 a 0) superando la Fiorentina per uno a zero (una sorta di Davide contro Golia..) ed uscendo battuti nell’incontro contro la Ternana (gli umbri si sono imposti per 2 a 1).
Cannoniere della squadra è Possanzini con tre reti, a due segnature si trovano Araboni e Gorzegno.
Probabile formazione (4-4-2): Acerbis; Garlini, Biava, Sonzogni, Regonesi; Raimondi, Carobbio, Del Prato, Gorzegno; Bonazzi, Araboni. All. Gustinetti.
[LETTO A CATANIA CHANNEL]
22.3.07
LA PRIMA PARTITA IN CASA DEGLI AZZURRI SARÀ CONTRO LA MATRICOLA DELLA B
LA PRIMA PARTITA IN CASA DEGLI AZZURRI SARÀ CONTRO LA MATRICOLA DELLA B
Quelli dell’AlbinoLeffe, uniti per forza
Non sono solo la strada provinciale 35, il fiume Serio, dodici chilometri e la rivalità tessile a dividere Albino, 17mila abitanti a nord di Bergamo, e Leffe, 5mila abitanti, affossate nella stessa valle. Le divide l’unione, avvenuta nel 1998, tra le loro due squadre di calcio. Nonostante l’AlbinoLeffe, con le maiuscole rigorosamente imposte per distinguere i due paesi, sia arrivata in serie B in cinque stagioni.
Niente da fare. L’unione ha fatto la forza della promozione, ma il matrimonio che non s’aveva da fare ed è stato fatto è fonte solo di rivalità e litigi. Perché quelli di Albino sono dei «facic», dei falliti, come dicono a Leffe, e quelli di Leffe sono solo dei «coertì», fabbricatori di coperte, come dicono ad Albino. Se vogliamo parlare di pallone, Albino è meno di zero, dicono a Leffe, con un solo campionato giocato in serie C, e Leffe, invece, con otto campionati rivendica una «gloriosa tradizione», vantando i primi calci di Beppe Signori e di Pippo Inzaghi al campo Martinelli, una tribuna sola e, di fronte, il torrente dove finiscono i palloni.
E poi Leffe può contare su 400 tifosi e Albino appena una cinquantina. Ma Albino replica sbandierando il suo spirito olimpico perché ha fatto faville nello sci alpino con Ivano Camozzi e nel ciclismo con Mario Noris. E sbandiera soprattutto l’onore degli Honegger e degli Albino, famiglie storiche e tessili del paese, che confezionano in esclusiva le camicie di Carlo d’Inghilterra.
Quando le due squadre erano divise e giocavano in C2, l’ultimo derby della valle è stato un macello con lanci di bottiglie e oggetti vari e il supremo sfregio fatto dai leffesi agli albinesi ai quali sottrassero uno striscione senza più restituirlo, versione valligiana della secchia rapita. L’unica cosa che pacificò i capuleti e i montecchi della Val Seriana fu il risultato di parità dell’incontro. Dalle magnifiche diatribe tra Albino e Leffe resta estraneo l’unico straniero della squadra fusa, il dominicano José Espinal, che però ha imparato presto il dialetto della Val Seriana e si diverte un mondo nelle dispute tra i guelfi di Leffe e i ghibellini di Albino.
Nonostante l’evidenza contraria il sindaco leghista di Albino, Mario Cugini, e il sindaco di Leffe, Giovanni Pezzoli, hanno proclamato: «Il calcio è l’unica cosa che unisce i due comuni». Figurarsi il resto. Il fatto è che la fusione è servita a salvare la sopravvivenza dei due club. Da soli sarebbero scomparsi dalla scena, non avrebbero trovato i due milioni di euro che è costata la promozione, non sarebbero riusciti a pagare gli stipendi dei giocatori, 50mila euro di media.
Ha messo d’accordo il disaccordo totale delle due schiere l’imprenditore del settore della plastica Gianfranco Andreoletti, 49 anni, il presidente della fusione. Ma la promozione in serie B non è stata neanche una festa nei due paesi: poche bandiere, nessuna banda, un solo brindisi e lo striscione degli abitanti del palazzo che ospita la sede dell’AlbinoLeffe: «Complimenti dal condominio».
Arrendendosi alle dispute in famiglia, il sindaco di Leffe ha tagliato corto e ha proposto una squadra più grande, di tutta la valle, la Val Seriana Calcio, per la totale globalizzazione bergamasca. Intanto lo stadio dell’AlbinoLeffe è quello di Bergamo, visto che se c’è una cosa che unisce i due paesi è il tifo per l’Atalanta.
MIMMO CARRATELLI
[LETTO A "IL MATTINO"(EDIZIONE AVELLINO) 02.08.2003]
Quelli dell’AlbinoLeffe, uniti per forza
Non sono solo la strada provinciale 35, il fiume Serio, dodici chilometri e la rivalità tessile a dividere Albino, 17mila abitanti a nord di Bergamo, e Leffe, 5mila abitanti, affossate nella stessa valle. Le divide l’unione, avvenuta nel 1998, tra le loro due squadre di calcio. Nonostante l’AlbinoLeffe, con le maiuscole rigorosamente imposte per distinguere i due paesi, sia arrivata in serie B in cinque stagioni.
Niente da fare. L’unione ha fatto la forza della promozione, ma il matrimonio che non s’aveva da fare ed è stato fatto è fonte solo di rivalità e litigi. Perché quelli di Albino sono dei «facic», dei falliti, come dicono a Leffe, e quelli di Leffe sono solo dei «coertì», fabbricatori di coperte, come dicono ad Albino. Se vogliamo parlare di pallone, Albino è meno di zero, dicono a Leffe, con un solo campionato giocato in serie C, e Leffe, invece, con otto campionati rivendica una «gloriosa tradizione», vantando i primi calci di Beppe Signori e di Pippo Inzaghi al campo Martinelli, una tribuna sola e, di fronte, il torrente dove finiscono i palloni.
E poi Leffe può contare su 400 tifosi e Albino appena una cinquantina. Ma Albino replica sbandierando il suo spirito olimpico perché ha fatto faville nello sci alpino con Ivano Camozzi e nel ciclismo con Mario Noris. E sbandiera soprattutto l’onore degli Honegger e degli Albino, famiglie storiche e tessili del paese, che confezionano in esclusiva le camicie di Carlo d’Inghilterra.
Quando le due squadre erano divise e giocavano in C2, l’ultimo derby della valle è stato un macello con lanci di bottiglie e oggetti vari e il supremo sfregio fatto dai leffesi agli albinesi ai quali sottrassero uno striscione senza più restituirlo, versione valligiana della secchia rapita. L’unica cosa che pacificò i capuleti e i montecchi della Val Seriana fu il risultato di parità dell’incontro. Dalle magnifiche diatribe tra Albino e Leffe resta estraneo l’unico straniero della squadra fusa, il dominicano José Espinal, che però ha imparato presto il dialetto della Val Seriana e si diverte un mondo nelle dispute tra i guelfi di Leffe e i ghibellini di Albino.
Nonostante l’evidenza contraria il sindaco leghista di Albino, Mario Cugini, e il sindaco di Leffe, Giovanni Pezzoli, hanno proclamato: «Il calcio è l’unica cosa che unisce i due comuni». Figurarsi il resto. Il fatto è che la fusione è servita a salvare la sopravvivenza dei due club. Da soli sarebbero scomparsi dalla scena, non avrebbero trovato i due milioni di euro che è costata la promozione, non sarebbero riusciti a pagare gli stipendi dei giocatori, 50mila euro di media.
Ha messo d’accordo il disaccordo totale delle due schiere l’imprenditore del settore della plastica Gianfranco Andreoletti, 49 anni, il presidente della fusione. Ma la promozione in serie B non è stata neanche una festa nei due paesi: poche bandiere, nessuna banda, un solo brindisi e lo striscione degli abitanti del palazzo che ospita la sede dell’AlbinoLeffe: «Complimenti dal condominio».
Arrendendosi alle dispute in famiglia, il sindaco di Leffe ha tagliato corto e ha proposto una squadra più grande, di tutta la valle, la Val Seriana Calcio, per la totale globalizzazione bergamasca. Intanto lo stadio dell’AlbinoLeffe è quello di Bergamo, visto che se c’è una cosa che unisce i due paesi è il tifo per l’Atalanta.
MIMMO CARRATELLI
[LETTO A "IL MATTINO"(EDIZIONE AVELLINO) 02.08.2003]
21.3.07
MAURO GERMAN CAMORANESI
Los recuerdos de Mauro (Tandil, Buenos Aires, 1974) de aquella final de 1978 son muy difusos. Kempes, Passarella y un júbilo inmenso en las calles de Tandil, una ciudad situada en pleno corazón de la provincia de Buenos Aires. Estampas demasiado lejanas para Germán, como le llaman en su familia. Siempre le gustó el fútbol, sobre todo cuando fue consciente de lo que aquel pequeño gigante futbolístico llamado Diego era capaz de hacer con el balón. Fue Méjico el país que consagró a su ídolo en aquel Estadio Azteca y fue también allí donde puso rumbo a Italia. El camino opuesto que había hecho su abuelo cincuenta años antes.
Algunos de sus técnicos en su primera etapa mejicana afirmaban que era un futbolista tardío. Y es que hasta los 19 años no firmaría su primer contrato como profesional. Fue con el Santos Laguna. Desde allí volvería a Argentina para jugar su única temporada en casa con Banfield, donde sus actuaciones como extremo derecho comenzaron a ser objeto de conversación en el fútbol argentino. Pero su velocidad y regate eran enterradas por la brillante generación de fútbolistas que lideraba el Muñeco Gallardo en River, el equipo de sus amores. Talentos que le llevaron a buscar sitio en el Cruz Azul azteca, su última parada camino de Italia. 32 goles en 80 partidos y un apellido italiano despertaron la atención del Verona de la Serie B.
No le costó mucho trabajo meterse en el bolsillo al fervoroso público veronés. En el estadio Marco Antonio Bentegodi, los murmullos crecían cuando Maurizio ponía la directa. Dos destacados años en la Segunda División italiana que le llevaron a Turín a cambio de 3 millones de euros y Max Vieri, el hermano pequeño de Christian. En la Juve tropezó con Zambrotta, el fichaje estrella de Lippi, al que no tardó en quitarse de enmedio llamando la atención de Giovanni Trapattoni. Ésa fue una de las causas por las que Camoranesi cambió la albiceleste por la azzurra, como ya hicieron a principios de siglo Raimundo Orsi o Julio Libonatti. Causa que se unió a su palpable distanciamiento con Marcelo Bielsa. Italia volverá a contar con un jugador nacido fuera de sus fronteras 42 años después, el tiempo transcurrido entre el brasileño Benedicto Sormani y Mauro Camoranesi.
Aunque Camoranesi nació en Argentina tuvo la posibilidad de jugar para la selección de Italia gracias a sus raíces. Su partido debut con la selección azzurri fue el 2 de febrero de 2003, contra Portugal, en la ciudad de Génova. Después formó parte del equipo italiano que viajó a la Eurocopa del 2004.
Cuando aceptó la oferta de Giovanni Trapattoni para jugar con Italia, en vez de esperar a ser convocado por la selección argentina declaró: "No soy un traidor, aún me siento cien porciento argentino. Sólo que es un asunto de fútbol, eso es todo". Ha jugado 17 partidos con Italia, habiendo anotado 1 gol.
Fue convocado por el técnico italiano Marcelo Lippi para disputar la Copa Mundial de Fútbol de 2006, para el Seleccionado de Italia de fútbol, siendo, de los cuatro equipos semifinalistas, el único jugador de origen argentino -David Trezeguet es francés de nacimiento-. El día 9 de julio de 2006, con esa selección, Camoranesi se consagró Campeón del Mundo.
[información facilitada por Carlos Guisasosla,
en elmundo.es y wikipedia]
10.3.07
9.3.07
FUERA DE CAMPO
Sabemos que las personas y los hechos se resisten a la cámara, sabemos que la espalda es más real que la cara y sabemos que, en un documental al uso, por los dispositivos de rodaje, la cámara es ya incapaz de capturar la realidad. Es por ello que ésta hay que buscarla en el FUERA DE CAMPO.
Es en el FUERA DE CAMPO donde se nos revelan pequeños detalles indicadores de cambios.
Es la mirada dispersa, desprejuiciada del niño la que busca el FUERA DE CAMPO.
Es FUERA DE CAMPO donde suceden las historias genuinas. En el CAMPO, es el viejo esquema aburrido de siempre: la introducción [el once inicial], el nudo [los goles, las tarjetas, las faltas…] y el desenlace [victoria, empate, derrota].
Las conversaciones de fútbol como calentamiento, como ocultación, como CAMPO de otras conversaciones más profundas, más comprometidas que quedan FUERA DE CAMPO.
El sonido como ruina, como pista, como evocación de lo que permanece FUERA DE CAMPO.
La realidad virtual, subjetiva [el videojuego] como FUERA DE CAMPO de la realidad visible, de la realidad compartida.
La capacidad de fantasear de un niño como FUERA DE CAMPO de la realidad prosaica.
Los actos íntimos como actos FUERA DE CAMPO de los actos colectivos.
La afición en soledad como FUERA DE CAMPO de la afición en sociedad.
Los amateurs, los que hacen las cosas por afición como FUERA DE CAMPO del flujo económico de la sociedad capitalista.
Los espacios reales no sometidos al turismo como espacios FUERA DE CAMPO.
Las panorámicas de 360º, más que como eliminación del FUERA DE CAMPO, como explicitación de éste.
El casting, la preparación, el rodaje de una película como FUERA DE CAMPO de la película.
Es en el FUERA DE CAMPO donde se nos revelan pequeños detalles indicadores de cambios.
Es la mirada dispersa, desprejuiciada del niño la que busca el FUERA DE CAMPO.
Es FUERA DE CAMPO donde suceden las historias genuinas. En el CAMPO, es el viejo esquema aburrido de siempre: la introducción [el once inicial], el nudo [los goles, las tarjetas, las faltas…] y el desenlace [victoria, empate, derrota].
Las conversaciones de fútbol como calentamiento, como ocultación, como CAMPO de otras conversaciones más profundas, más comprometidas que quedan FUERA DE CAMPO.
El sonido como ruina, como pista, como evocación de lo que permanece FUERA DE CAMPO.
La realidad virtual, subjetiva [el videojuego] como FUERA DE CAMPO de la realidad visible, de la realidad compartida.
La capacidad de fantasear de un niño como FUERA DE CAMPO de la realidad prosaica.
Los actos íntimos como actos FUERA DE CAMPO de los actos colectivos.
La afición en soledad como FUERA DE CAMPO de la afición en sociedad.
Los amateurs, los que hacen las cosas por afición como FUERA DE CAMPO del flujo económico de la sociedad capitalista.
Los espacios reales no sometidos al turismo como espacios FUERA DE CAMPO.
Las panorámicas de 360º, más que como eliminación del FUERA DE CAMPO, como explicitación de éste.
El casting, la preparación, el rodaje de una película como FUERA DE CAMPO de la película.
8.3.07
SINOPSIS
HAY LEYENDAS QUE
SE TRANSMITEN DE PADRES A HIJOS
HAY LEYENDAS QUE PERMITEN
ENTENDER EL CARÁCTER DE UN PUEBLO
PERO LO MÁS SORPRENDENTE ES
QUE HAY LEYENDAS QUE SON VERDAD
Albino y Leffe son dos pequeños pueblos de la provincia de Bergamo que, debido a una galopante crisis económica, a la ausencia de puestos de trabajo y a una particular orografía están viendo como sus habitantes abandonan sus casas para ir a poblaciones más grandes y más prósperas como Bergamo o Milán.
HAY QUIEN DICE QUE
SON DOS PUEBLOS
QUE NO EXISTEN
Cada uno de estos pueblos tenía un equipo de fútbol amateur, el Albinese y el Leffe, hasta que, en 1998, la ausencia de seguidores y los problemas económicos hicieron que ambos clubs debieran tomar un decisión drástica: o unirse o morir. Así nació el AlbinoLeffe.
HAY QUIEN DICE QUE
ES UN CLUB
QUE NO EXISTE
Albino y Leffe están separados por la unión forzada de sus equipos pero también por el río Serio, la carretera provincial y una rivalidad téxtil que se remonta a muchos siglos atrás. Así, los Radicci –de Leffe- conocidos por ser los fabricantes de todas las colchas de Italia no han tenido históricamente buenas relaciones con las dos grandes familias téxtiles de Albino, los Albino y los Honegger. Estos segundos fabrican, en exclusiva, las camisas de Carlos de Inglaterra.
HAY QUIEN DICE QUE
ES UN CLUB QUE NO EXISTE
QUE REPRESENTA LA UNIÓN
–QUE NO EXISTE-
DE DOS PUEBLOS QUE NO EXISTEN
En cinco años, el AlbinoLeffe consiguió la hazaña de subir a la segunda división profesional del fútbol italiano. Con una media de 800 espectadores por partido, un grupo ultra de poco menos de 30 y un estadio sin marcador electrónico ni iluminación se vieron obligados a jugar sus partidos en casa exiliados en el monumental Comunale de Bergamo, con capacidad para 26.000 espectadores, más del doble de la población conjunta de ambos pueblos.
HAY QUIEN DICE QUE
UN CLUB SIN CAMPO Y SIN AFICIÓN
ES UN CLUB QUE NO EXISTE
COSE CHE ACCADONO [FUORI CAMPO] trata de buscar fuera de campo / fuera del campo las huellas que permitan entender que la historia del AlbinoLeffe es real y no fruto de la ilusión de unos pocos.
SE TRANSMITEN DE PADRES A HIJOS
HAY LEYENDAS QUE PERMITEN
ENTENDER EL CARÁCTER DE UN PUEBLO
PERO LO MÁS SORPRENDENTE ES
QUE HAY LEYENDAS QUE SON VERDAD
Albino y Leffe son dos pequeños pueblos de la provincia de Bergamo que, debido a una galopante crisis económica, a la ausencia de puestos de trabajo y a una particular orografía están viendo como sus habitantes abandonan sus casas para ir a poblaciones más grandes y más prósperas como Bergamo o Milán.
HAY QUIEN DICE QUE
SON DOS PUEBLOS
QUE NO EXISTEN
Cada uno de estos pueblos tenía un equipo de fútbol amateur, el Albinese y el Leffe, hasta que, en 1998, la ausencia de seguidores y los problemas económicos hicieron que ambos clubs debieran tomar un decisión drástica: o unirse o morir. Así nació el AlbinoLeffe.
HAY QUIEN DICE QUE
ES UN CLUB
QUE NO EXISTE
Albino y Leffe están separados por la unión forzada de sus equipos pero también por el río Serio, la carretera provincial y una rivalidad téxtil que se remonta a muchos siglos atrás. Así, los Radicci –de Leffe- conocidos por ser los fabricantes de todas las colchas de Italia no han tenido históricamente buenas relaciones con las dos grandes familias téxtiles de Albino, los Albino y los Honegger. Estos segundos fabrican, en exclusiva, las camisas de Carlos de Inglaterra.
HAY QUIEN DICE QUE
ES UN CLUB QUE NO EXISTE
QUE REPRESENTA LA UNIÓN
–QUE NO EXISTE-
DE DOS PUEBLOS QUE NO EXISTEN
En cinco años, el AlbinoLeffe consiguió la hazaña de subir a la segunda división profesional del fútbol italiano. Con una media de 800 espectadores por partido, un grupo ultra de poco menos de 30 y un estadio sin marcador electrónico ni iluminación se vieron obligados a jugar sus partidos en casa exiliados en el monumental Comunale de Bergamo, con capacidad para 26.000 espectadores, más del doble de la población conjunta de ambos pueblos.
HAY QUIEN DICE QUE
UN CLUB SIN CAMPO Y SIN AFICIÓN
ES UN CLUB QUE NO EXISTE
COSE CHE ACCADONO [FUORI CAMPO] trata de buscar fuera de campo / fuera del campo las huellas que permitan entender que la historia del AlbinoLeffe es real y no fruto de la ilusión de unos pocos.
7.3.07
COSAS QUE PASAN [FUERA DE CAMPO]
COSE CHE ACCADONO [FUORI CAMPO]
COSAS QUE PASAN [FUERA DE CAMPO] quiere hablar de todas aquellas cosas que pasan fuera de campo, lejos de los grandes estadios, de los grandes titulares del periódico, de los flashes de los fotógrafos. Aquellas cosas que hacemos al margen de los flujos económicos de la sociedad de mercado.
COSE CHE ACCADONO [FUORI CAMPO]
COSAS QUE PASAN [FUERA DE CAMPO] quiere hablar de por qué 31 personas recorren 500 kilóemtros para animar a un equipo que, más que extraño, es intruso, que está en un sitio que no le pertenece.
COSE CHE ACCADONO [FUORI CAMPO]
COSAS QUE PASAN [FUERA DE CAMPO] quiere hablar de por qué hacemos las cosas que nadie -ni siquiera el dinero- nos obliga a hacer.
las cosas desenfocadas
las cosas reencuadradas
las cosas pixeladas
LAS COSAS QUE PASAN FUERA DE CAMPO
COSAS QUE PASAN [FUERA DE CAMPO] quiere hablar de todas aquellas cosas que pasan fuera de campo, lejos de los grandes estadios, de los grandes titulares del periódico, de los flashes de los fotógrafos. Aquellas cosas que hacemos al margen de los flujos económicos de la sociedad de mercado.
COSE CHE ACCADONO [FUORI CAMPO]
COSAS QUE PASAN [FUERA DE CAMPO] quiere hablar de por qué 31 personas recorren 500 kilóemtros para animar a un equipo que, más que extraño, es intruso, que está en un sitio que no le pertenece.
COSE CHE ACCADONO [FUORI CAMPO]
COSAS QUE PASAN [FUERA DE CAMPO] quiere hablar de por qué hacemos las cosas que nadie -ni siquiera el dinero- nos obliga a hacer.
las cosas desenfocadas
las cosas reencuadradas
las cosas pixeladas
LAS COSAS QUE PASAN FUERA DE CAMPO
6.3.07
MA TU CHI SEI?
Me llamo Enrique Baró Ubach y durante 3 años trabajé de mecanógrafo en una agencia de noticias deportivas. Pese a que mi velocidad dista mucho de ser de 350 pulsaciones por minuto, cada domingo por la tarde, llamaba a cronistas voluntarios de toda España que me daban parte de partidos de regional, de preferente o de juveniles que habían tenido lugar en cualquier rincón.
Partidos donde había más jugadores que público.
Gente que lo hacía por ilusión. Jugar.
Crónicas de partidos que nadie iba a leer.
Gente que lo hacia por entusiasmo. Mirar. Anotar. Explicar.
Son tantas las personas que he conocido sin conocer. Son tantos aquellos que me explicaban partidos que sólo ellos habían visto. Este proyecto tiene también una deuda con todas aquellas voces que, cada domingo, me hablaban al oído hiciera frío, calor, lloviera o nevase.
Partidos donde había más jugadores que público.
Gente que lo hacía por ilusión. Jugar.
Crónicas de partidos que nadie iba a leer.
Gente que lo hacia por entusiasmo. Mirar. Anotar. Explicar.
Son tantas las personas que he conocido sin conocer. Son tantos aquellos que me explicaban partidos que sólo ellos habían visto. Este proyecto tiene también una deuda con todas aquellas voces que, cada domingo, me hablaban al oído hiciera frío, calor, lloviera o nevase.
5.3.07
EL HOMBRE QUE DIBUJABA LOS GOLES. ULTIMO GOL
Desde el 15 de septiembre del 2003 -día de mi 27 cumpleaños- hasta el 16 de mayo del 2005, Ilio Manfredotti dibujó todos los goles que el AlbinoLeffe marcó en el Stadio Atleti Azzurri de Bergamo durante las temporadas 2003-2004 y 2004-2005.
Desde que empezó la temporada pasada, sus dibujos ya no aparecen en el “Eco di Bergamo”.
Éste es el último gol que Ilio Manfredotti dibujó.
Es una jugada de Rantier, que combina con Diamanti, y , desde la derecha, lanza un potente disparo ante el cual nada puede hacer el guardameta.
4. ¿POR QUÉ ILIO MANFREDOTTI DEJÓ DE DIBUJAR?
Desde que empezó la temporada pasada, sus dibujos ya no aparecen en el “Eco di Bergamo”.
Éste es el último gol que Ilio Manfredotti dibujó.
Es una jugada de Rantier, que combina con Diamanti, y , desde la derecha, lanza un potente disparo ante el cual nada puede hacer el guardameta.
4. ¿POR QUÉ ILIO MANFREDOTTI DEJÓ DE DIBUJAR?
EL HOMBRE QUE DIBUJABA LOS GOLES. PRIMER GOL
4.3.07
ALBINOLEFFE
Ellos me explicaron que el AlbinoLeffe se había fundado cinco años antes para evitar la desaparición de dos clubs amateurs de dos pequeños pueblos de la provincia de Bergamo, Albino y Leffe, dos pueblos rivales con viejas enemistades históricas que eran absolutamente evidentes en el terreno de la industria téxtil.
En ese momento -o más tarde, ahora no lo recuerdo- supe que el presidente era Gianfranco Andreoletti, el propietario de la fábrica donde se hacen las sorpresas de los Huevos Kinder y que jugaban en Bergamo porque el antiguo estadio del Leffe, el mítico Martinelli no tenía ni marcador electrónico ni luz artificial suficiente.
Ese día, en el campo debiamos ser unas 200 personas. El Comunale de Bergamo tiene una capacidad para 26.000, casi el doble de la poblacion conjunta de ambos pueblos. Es decir, que aunque quisieran llenarlo, no podrían.
De hecho, el pasado 18 de noviembre, el AlbinoLeffe consiguió, por primera vez, llenar el estadio que le acoge en sus partidos como local. La mismísima Juventus de Turín -castigada por la trama de amaño de partidos conocida como Moggi-gate- visitó, en partido de liga, al AlbinoLeffe. Juventinos de toda la provincia se acercaron hasta Bergamo para ver a su equipo batirse contra el AlbinoLeffe. Una vez más, pese a jugar en casa, eran visitantes. El resultado al final de los noventa minutos fue de empate a un gol. Pero eso fue lo de menos.
En ese momento -o más tarde, ahora no lo recuerdo- supe que el presidente era Gianfranco Andreoletti, el propietario de la fábrica donde se hacen las sorpresas de los Huevos Kinder y que jugaban en Bergamo porque el antiguo estadio del Leffe, el mítico Martinelli no tenía ni marcador electrónico ni luz artificial suficiente.
Ese día, en el campo debiamos ser unas 200 personas. El Comunale de Bergamo tiene una capacidad para 26.000, casi el doble de la poblacion conjunta de ambos pueblos. Es decir, que aunque quisieran llenarlo, no podrían.
De hecho, el pasado 18 de noviembre, el AlbinoLeffe consiguió, por primera vez, llenar el estadio que le acoge en sus partidos como local. La mismísima Juventus de Turín -castigada por la trama de amaño de partidos conocida como Moggi-gate- visitó, en partido de liga, al AlbinoLeffe. Juventinos de toda la provincia se acercaron hasta Bergamo para ver a su equipo batirse contra el AlbinoLeffe. Una vez más, pese a jugar en casa, eran visitantes. El resultado al final de los noventa minutos fue de empate a un gol. Pero eso fue lo de menos.
LA HISTORIA DE UN ENCUENTRO
Fue así como nació la historia de un encuentro. La historia de un encuentro intrascendental entre el AlbinoLeffe y el Venecia. La historia, también, de un encuentro que sería el nacimiento de este proyecto: mi encuentro con la realidad AlbinoLeffe.
La casualidad -o Dios o, simplemente, la climatologia- quiso que aquel dia cayera sobre Bergamo el diluvio universal. Fue entonces cuando, en el descanso del partido, por megafonía, alguien se apiadó de nosotros y una voz anunció que las cerca de cien personas que estábamos aguantando el chaparrón a la intemperie podíamos refugiarnos en la tribuna. Mientras recorría[mos] los cien metros que separan la contratribuna de la tribuna bajo ese autentico aguacero sentí una sensacion cercana a la euforia.
Allí [me] había pasado algo.
El partido acabó 0 a 0 pero de eso me enteré más tarde ya que me pasé toda la segunda parte hablando con mis nuevos compañeros de asiento.
La casualidad -o Dios o, simplemente, la climatologia- quiso que aquel dia cayera sobre Bergamo el diluvio universal. Fue entonces cuando, en el descanso del partido, por megafonía, alguien se apiadó de nosotros y una voz anunció que las cerca de cien personas que estábamos aguantando el chaparrón a la intemperie podíamos refugiarnos en la tribuna. Mientras recorría[mos] los cien metros que separan la contratribuna de la tribuna bajo ese autentico aguacero sentí una sensacion cercana a la euforia.
Allí [me] había pasado algo.
El partido acabó 0 a 0 pero de eso me enteré más tarde ya que me pasé toda la segunda parte hablando con mis nuevos compañeros de asiento.
3.3.07
DALL'ALTRO LATO SOLO 31 TIFOSI SERIANI
“Dall`altro lato solo 31 tifosi seriani”
[en el otro gol solo 31 aficionados de la valle seriana]
Un plano, una frase, un numero incomodamente preciso. No eran unos veinticinco ni aún una treintena. No. Eran 31.
31 aficionados del AlbinoLeffe.
31 aficionados de la valle seriana, la hostil valle donde se encuentran los pequeños pueblos de Albino y de Leffe.
“Dall`altro lato solo 31 tifosi seriani”
La frase reverberaba en mi cabeza y a mi se me planteaban una serie de preguntas:
1. ¿Que hacían allí esas 31 personas?
2. ¿Por qué recorrieron los 500 kilómetros que separan Albino y Leffe de Perugia?
3. ¿Cómo llegaron hasta alli?
Estas preguntas son la génesis de COSE CHE ACCADONO [FUORI CAMPO] pero el embrión lo encontramos el 4 de octubre del 2003 cuando, estando por casualidad en Bergamo, fui a parar al estadio Atleti Azzurri. No tenía nada mejor que hacer y me acerqué a las taquillas a comprar una entrada convencido de ver un partido del Atalanta. Sin embargo, no. El encuentro era entre el Venecia -el equipo de la ciudad donde yo había vivido cinco años antes- y otro equipo que se llamaba AlbinoLeffe. O algo así.
[en el otro gol solo 31 aficionados de la valle seriana]
Un plano, una frase, un numero incomodamente preciso. No eran unos veinticinco ni aún una treintena. No. Eran 31.
31 aficionados del AlbinoLeffe.
31 aficionados de la valle seriana, la hostil valle donde se encuentran los pequeños pueblos de Albino y de Leffe.
“Dall`altro lato solo 31 tifosi seriani”
La frase reverberaba en mi cabeza y a mi se me planteaban una serie de preguntas:
1. ¿Que hacían allí esas 31 personas?
2. ¿Por qué recorrieron los 500 kilómetros que separan Albino y Leffe de Perugia?
3. ¿Cómo llegaron hasta alli?
Estas preguntas son la génesis de COSE CHE ACCADONO [FUORI CAMPO] pero el embrión lo encontramos el 4 de octubre del 2003 cuando, estando por casualidad en Bergamo, fui a parar al estadio Atleti Azzurri. No tenía nada mejor que hacer y me acerqué a las taquillas a comprar una entrada convencido de ver un partido del Atalanta. Sin embargo, no. El encuentro era entre el Venecia -el equipo de la ciudad donde yo había vivido cinco años antes- y otro equipo que se llamaba AlbinoLeffe. O algo así.
COSAS QUE PASAN
ENRIQUE, SON COSAS QUE PASAN
Esta es una frase que me acompaña desde que tengo uso de razón. De hecho, el uso de la razón y esta frase están ínttimamente ligados. Tanto es así que yo, desde muy pequeño, cuando algún misterio irresoluble o un arcano indescifrable, le preguntaba a mi padre:
PAPA, ¿POR QUÉ TENGO EL SARAMPIÓN?
Y mi padre, imperturbable, me respondía:
ENRIQUE, SON COSAS QUE PASAN
Me fui haciendo mayor y me fui dando cuenta de que la muerte de mi abuelo o la infidelidad de mi primer amor eran también
COSAS QUE PASAN.
Y quería que esta exorcización de miedos infantiles, que esta relajación liberadora estuvieran ya en el acto fundacional de este proyecto porque como, decía mi padre, la historia del AlbinoLeffe es una de estas
COSAS QUE PASAN [FUERA DE CAMPO]
Esta es una frase que me acompaña desde que tengo uso de razón. De hecho, el uso de la razón y esta frase están ínttimamente ligados. Tanto es así que yo, desde muy pequeño, cuando algún misterio irresoluble o un arcano indescifrable, le preguntaba a mi padre:
PAPA, ¿POR QUÉ TENGO EL SARAMPIÓN?
Y mi padre, imperturbable, me respondía:
ENRIQUE, SON COSAS QUE PASAN
Me fui haciendo mayor y me fui dando cuenta de que la muerte de mi abuelo o la infidelidad de mi primer amor eran también
COSAS QUE PASAN.
Y quería que esta exorcización de miedos infantiles, que esta relajación liberadora estuvieran ya en el acto fundacional de este proyecto porque como, decía mi padre, la historia del AlbinoLeffe es una de estas
COSAS QUE PASAN [FUERA DE CAMPO]
2.3.07
EN LA CURVA SUR DEL ESTADIO RENATO CUORE DE PERUGIA, 31 PERSONAS
5.JUNIO.2006
En la curva Sur del estadio Renato Cuore de Perugia, 31 personas.
¿QUÉ HACÍAN ESAS 31 PERSONAS ALLÍ?
¿CÓMO HABÍAN LLEGADO HASTA ESE PUNTO?
¿POR QUÉ HABÍAN HECHO ESE TRAYECTO DE 500 KILÓMETROS ENTRE ALBINO Y LEFFE Y PERUGIA?
¿QUIÉNES SON ESTAS 31 PERSONAS?
COSE CHE ACCADONO [FUORI CAMPO]
es la búsqueda de esas 31 personas que decidieron recorrer 500 kilómetros para ayudar a que su equipo siguiera un año más en la segunda división del fútbol profesional italiano.
COSE CHE ACCADONO [FUORI CAMPO]
es la búsqueda de estas 31 personas, de sus motivos, de por qué hicieron algo que nadie les obligaba a hacer.
MÈI PÖC CHE NISÙ
es el lema de los aficionados del AlbinoLeffe. Es bergamasco y significa “mejor pocos que ninguno”. Existe el rumor de que nadie es del AlbinoLeffe, de que nadie quiere ser de un equipo que, al unirse, se disgregó. Y es que AlbinoLeffe no es un pueblo. Son dos.
ALBINO Y LEFFE
son dos pueblos de la valle seriana, en la provincia de Bergamo, separados por nueve kilómetros, la carretera provincial 35, el río Serio y una rivalidad que viene de lejos. Pero están separados, sobretodo y paradójicamente, por la unión de sus dos clubs de fútbol, el Albinese y el Leffe en 1998.
ALBINOLEFFE
es un equipo de fútbol que, basándose en una filosofía en la que se aúnan educación y deporte, ha tejido una fructífera red con los oratorios de la valle que nutren al equipo de jugadores. Así, desde abajo, ha conseguido ir ascendiendo, año a año, de categoría hasta llegar a la serie B, donde, a día de hoy, ocupa la octava posición.
EL EMPATE COMO VICTORIA
En un mundo de buenos y malos, de vencedores y vencidos, de ganadores y perdedores, de éxito y fracaso, el AlbinoLeffe propone hacer las paces. Se sabe inferior y su lucha es la igualdad, no la superioridad. De los 20 partidos disputados hasta la fecha, ha firmado tablas en 14 ocasiones. ¿Quién acompaña a un equipo que siempre empata?
5.JUNIO.2006
En la Curva Sur del estadio Renato Cuore de Perugia, 31 personas.
En la curva Sur del estadio Renato Cuore de Perugia, 31 personas.
¿QUÉ HACÍAN ESAS 31 PERSONAS ALLÍ?
¿CÓMO HABÍAN LLEGADO HASTA ESE PUNTO?
¿POR QUÉ HABÍAN HECHO ESE TRAYECTO DE 500 KILÓMETROS ENTRE ALBINO Y LEFFE Y PERUGIA?
¿QUIÉNES SON ESTAS 31 PERSONAS?
COSE CHE ACCADONO [FUORI CAMPO]
es la búsqueda de esas 31 personas que decidieron recorrer 500 kilómetros para ayudar a que su equipo siguiera un año más en la segunda división del fútbol profesional italiano.
COSE CHE ACCADONO [FUORI CAMPO]
es la búsqueda de estas 31 personas, de sus motivos, de por qué hicieron algo que nadie les obligaba a hacer.
MÈI PÖC CHE NISÙ
es el lema de los aficionados del AlbinoLeffe. Es bergamasco y significa “mejor pocos que ninguno”. Existe el rumor de que nadie es del AlbinoLeffe, de que nadie quiere ser de un equipo que, al unirse, se disgregó. Y es que AlbinoLeffe no es un pueblo. Son dos.
ALBINO Y LEFFE
son dos pueblos de la valle seriana, en la provincia de Bergamo, separados por nueve kilómetros, la carretera provincial 35, el río Serio y una rivalidad que viene de lejos. Pero están separados, sobretodo y paradójicamente, por la unión de sus dos clubs de fútbol, el Albinese y el Leffe en 1998.
ALBINOLEFFE
es un equipo de fútbol que, basándose en una filosofía en la que se aúnan educación y deporte, ha tejido una fructífera red con los oratorios de la valle que nutren al equipo de jugadores. Así, desde abajo, ha conseguido ir ascendiendo, año a año, de categoría hasta llegar a la serie B, donde, a día de hoy, ocupa la octava posición.
EL EMPATE COMO VICTORIA
En un mundo de buenos y malos, de vencedores y vencidos, de ganadores y perdedores, de éxito y fracaso, el AlbinoLeffe propone hacer las paces. Se sabe inferior y su lucha es la igualdad, no la superioridad. De los 20 partidos disputados hasta la fecha, ha firmado tablas en 14 ocasiones. ¿Quién acompaña a un equipo que siempre empata?
5.JUNIO.2006
En la Curva Sur del estadio Renato Cuore de Perugia, 31 personas.
1.3.07
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